E' da un pò che non tornavo su questa pagina. Sono passati diversi giorni, tante ore di viaggio, poche ore di sonno, tanti km, tante persone incontrate nel cammino, tanti sapori e tanti pensieri.
La parola più ricorrente in questa frase è: TANTO. Si, perchè il Giappone è tanto.
Il Giappone, il Paese del Sol Levante, il Paese dell'Estremo Oriente, dei grattacieli, della cultura pop, ma anche la culla di diverse religioni e dello spirito Shintoista.
Io lo definirei anche come il Paese della gentilezza, della calma, del silenzio e dell’armonia. E ancora come il Paese del Tonkatsu, dello Tsukimi, dell’Okonomiyaki, dello Yakiniku (... piatti tipici :)) e ancora del tofu, del miso, del sushi e degli udon. Ragazzi, che scodelle di udon che mi sono mangiata... delicioussss 💓
Onestamente trovo difficile dare maggior spazio ad una cosa rispetto che ad un'altra. Potrei parlarvi del giro del Kansai che abbiamo fatto, ma sarebbe estremamente riduttivo parlare solo dei magnifici posti visitati, perchè tralascerei troppi dettagli. Così ho deciso di soffermarmi su ciò che mi è rimasto più impresso. E di sicuro non posso non menzionarvi della cultura Giapponese.
Le città che ho visitato sono incantevoli, Tokyo, Kyoto, Kamakura, Nara, Osaka, Kanazawa. Ma il mondo nel quale ci si ritrova dopo sole 13 ore di volo.. è inimmaginabile. O almeno lo era per me prima di atterrare.
C'è un profondo rispetto delle persone, delle regole, del silenzio e della calma. In questi 15 giorni ho avuto diverse esperienze con le persone locali che mi hanno davvero lasciato senza parole e ora che sono in Italia mi fanno riflettere. Così oggi ho deciso di parlarvi di due esempi di vita accaduti, perchè spero di ricordarmeli come immagine di questo Paese e di quello che ho provato in questo viaggio.
Dopo Tokyo, che ha solamente 40 mln di persone, siamo arrivati a Kyoto.
Kyoto può sembrare più semplice e d'immediato orientamento rispetto a Tokyo, in quanto più piccola e meno gettonata rispetto alla capitale. Per i Giapponesi però, Kyoto rappresenta la capitale della cultura, con le sue geishe e i templi e santuari sparsi per tutta l'area circostante. A Kyoto abbiamo avuto la prima esperienza con gli autobus giapponesi. Ovviamente in autobus tutto è in lingua giapponese. L'autista parla in continuazione con un microfono in giapponese e delle fermate proiettate sullo schermo dell'autobus, 8 su 10 sono solo in Giapponese, ad eccezion fatta per i maggiori punti turistici. Insomma, sebbene anche per andare in autobus ci siano delle regole tutte particolari e nuove a noi Occidentali, una volta saliti, grazie a Google Maps ci orientavamo per capire quando scendere per raggiungere la meta. Il secondo giorno di Kyoto pioveva, e noi eravamo diretti verso Nenbutsuji Temple, consci che sarebbe stato un giorno lungo di 15 ore, di 15-18 km e di pioggia. Una volta saliti sull'autobus un signore molto anziano, un nonnino dolcissimo, mi guarda un pò e ad un certo punto mi chiede con un inglese perfetto "Excuse me, where do you need to go?" Io stupita che mi avesse parlato in inglese, gli ho sorriso e gli ho risposto che avrei dovuto raggiungere il tempio Nenbutsuji. Lui, da quel momento, ha iniziato a spiegarmi che con quel autobus avrei dovuto fare circa 800 mt a piedi (sotto la pioggia) e che prima di poter raggiungere il posto ci sarebbero voluti circa 15 minuti. Sembrava gli stesse a cuore la questione ed era contrariato e preoccupato su come avessi potuto raggiungere il tempio. Perchè in Giappone quando piove, piove. Noi diremmo che diluvia, che è una giornataccia e che l’unica cosa da fare è stare a casa. Ed ecco forse perchè tutto è così verde. Io comunque ho iniziato a rassicurarlo, spiegandogli di non preoccuparsi perchè non mi sarei persa utilizzando Google Maps. Lui però, non convinto di Google Maps, ha iniziato a chiedere all'autista quale fosse la fermata migliore per farci scendere e così anche l'autista ha iniziato ad operarsi per cercare di aiutarci. Insomma, senza aver chiesto nulla a nessuno, dopo una decina minuti passati a parlare in giapponese e ad indicare il tabellone, alla fine hanno entrambi convenuto che la fermata migliore sarebbe stata quella indicata da Google Maps e che da lì in poi ce la saremmo dovuta fare a piedi :) Quando siamo scesi li ho ringraziati con il miglior Arigatou gozaimashitaaa che sapessi fare e li ho salutati, augurando loro una buona giornata, così come loro avevano magicamente trasformato la mia, nonostante la pioggia.
Sono accadute cose di questo tipo diverse volte. Un'altra di cui voglio parlarvi è stata a Kamakura. Kamakura è una cittadina a circa un'ora di distanza da Tokyo, dove, nel weekend, le persone che in settimana vivono nella metropoli si rifugiano, per vivere un pò meno nella città e un pò più nella natura.
Credo sia la mia città preferita dopo Tokyo perchè il silenzio profondo e gli antichi templi che la circondano la rendono estremamente affascinante.
Da uno di questi templi (il mio preferito in assoluto), il Kencho-ji Temple, dopo un cammino di una trentina di minuti, si riesce a vedere il Monte Fuji. Vi devo dire che quando siamo arrivati in cima, guardarsi intorno e vedere così inaspettatamente la vetta del Monte Fuji è stato emozionante.
Ed è stato altrettanto emozionante vedere poi la grandissima statua del Buddha in Kotoku-in, nascosto tra gli alberi secolari, per poi ritrovarsi sulla riva dell'oceano Pacifico.
Ricordo esser stata una giornata piena di emozioni, con anche qualche “beffa”. La mattina, mentre camminavamo lungo il tragitto che avevamo deciso di percorrere, tra un tempio e l'altro abbiamo visto in lontananza una bancarella che sembrava vendesse tante pizzette. Si, forse eravamo stati troppo tempo sotto il sole per sentire il profumo delle focacce 😅 ma subito ci siamo diretti verso questo negozietto colorato, oasi di ristoro immerso nel nulla. Una volta arrivati la signora ci ha proposto in giapponese delle simil pizzette - che pizzette ovviamente non erano - ma erano una sorta di medaglione di miso e fagioli rossi. Noi ovviamente l'abbiamo assaggiata.. e siamo rimasti a bocca aperta, io desiderando ancora di più una bella focaccia 😂
A parte questa esperienza culinaria non troppo riuscita, un’ altra cosa che Kamakura ci ha regalato è stato il primo pranzo in solitaria. Solitaria perchè in Giappone ci sono tantissimi posticini familiari dove fermarsi per un pasto e rifocillarsi. Familiari perchè si mangia proprio nelle sale delle case delle famiglie, adibite a ristorante, dove a cucinare sono spesso marito e moglie. Loro ti accolgono a qualsiasi ora del giorno per prepararti un pasto e darti un bicchiere di tè e degli oggettini che loro stessi creano come origami ad esempio, da regalare alle persone che intrecciano il loro cammino con le loro abitazioni. Molto spesso ci siamo ritrovati soli, scalzi, seduti su un tappeto o su panche di legno, su tavoli grandi per circa 6/8 persone a mangiare, in silenzio, guardando lo spettacolo che avevamo di fronte, in genere giardini verdissimi o piccole casette tutte simili tra loro con vasetti di piante e fiori.
Insomma, a fine giornata, sfinita dai tanti km a piedi e piena di tutto ciò che avevo visto, mi sono seduta sulla banchina per aspettare il treno di ritorno. Dopo pochi minuti due bambine piccole piccole, vestite in coordinato con una tutina da ciclista dello stesso colore delle mollette dei codini, hanno iniziato a guardarmi e a parlare tra di loro mettendosi una mano sulla bocca, come se riuscissi a capire quello che volevano dirsi. Dopo poco tempo entrambe si sono sedute accanto a me e con degli occhi dolcissimi mi hanno offerto le patatine che si stavano mangiando. Grata di quello che mi stavano regalando mi sono quasi commossa, le ho sorriso ringraziandole e ho rifiutato.
Insomma, non so se riesco a farvi capire la magia di questi 15 giorni. Ma vi assicuro che è un grande Paese, che è ancora meglio di come io riesca a descrivere quello che ho vissuto e provato in questi giorni e che è sicuramente un arrivederci.
Mi aspettano da vivere ancora i piccoli paesi sul Monte Fuji e i posticini sulle isole Okinawa. Ho voglia di ri-immergermi nell'armonia, nella pace e nella serenità che ognuna delle persone incontrate mi ha trasmesso.
Perchè ognuno di noi ha la sua vita con i suoi pensieri e le proprie preoccupazioni. Ma farti sentire così al sicuro, a casa, voluta e in pace non è cosa facile.
Se siete indecisi su dove andare in vacanza prossimamente o vi chiedete se ne vale la pena o meno, non ponetevi molte domande, partite e basta. Tornerete con un bagaglio molto più grande rispetto a quello con il quale siete partiti.
日本に到着
Mi hai fatto venire ancora più voglia di andarci! Un abbraccio, Chiara
Da sogno!!